a che età iniziare a mangiare i salumi
A che età mangiare salumi? I suggerimenti da 0 a 100 anni

Infanzia, adolescenza, età adulta e avanzata: perché i salumi fanno bene sempre

Qual è l’età giusta per iniziare a mangiare i salumi? E quando sarebbe meglio smettere di farlo? Domande e dubbi di questo genere sono lecite, anche se a volte poste in modo non del tutto corretto (chi ha detto che bisogna eliminare i salumi dalla dieta crescendo?): ecco perché è bene cercare di fare un po’ di chiarezza sul consumo di carne in base all’età.

 

 

I salumi nell’infanzia

L’importanza dell’alimentazione nella crescita di ogni individuo è assodata: da un lato il cibo fornisce i nutrienti che servono al nostro corpo per affrontare i cambiamenti e processi fisiologici legati allo sviluppo e alla maturazione fisica, dall’altro ciò che mangiamo – e il come lo mangiamo – assume una valenza psicologica formando il nostro senso del gusto e modellando la capacità di scelta di ognuno di noi.

L’organismo di un bambino in fase di crescita necessita di un fabbisogno nutrizionale quotidiano ricco e variegato, che include sostanze fondamentali quali le vitamine di tutti i tipi (ma in particolare quelle del gruppo B, la vitamina C e la vitamina D: scopri di più sulle vitamine che rinforzano il sistema immunitario), le proteine, i sali minerali (principalmente calcio, iodio, ferro).

I salumi sono un’ottima fonte di proteine di origine animale (scopri di più sull’apporto proteico dei salumi) – per esempio la Bresaola della Valtellina IGP ne fornisce in grandi quantità – e contengono inoltre vitamine (soprattutto di tipo B) e minerali: ecco perché il consumo di salumi in età infantile è indicato dalla Società Italiana di Pediatria, nella quantità di una porzione alla settimana. La presenza dei salumi nell’alimentazione dei bambini è consigliata come alternativa alle altre fonti proteiche di tipo animale (uova, pesce, carni bianche, carni rosse) e viene regolarmente prevista nei menu delle mense scolastiche approvati dalle Aziende sanitarie di competenza territoriale.

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I salumi nell’adolescenza

Il periodo dell’adolescenza si caratterizza come una fase in cui i cambiamenti avvengono in maniera molto veloce: si cresce più rapidamente e i processi di trasformazione in atto – sia fisici, sia psicologici – accelerano. Di conseguenza, aumentano anche le richieste di nutrienti e di energie da parte dell’organismo, che è chiamato a sostenere i mutamenti in corso (nei quali peraltro è intrinsecamente coinvolto).

La fase adolescenziale è così spesso segnata da comportamenti alimentari sregolati, in eccesso o per difetto: mangiare voracemente e in molti momenti della giornata, oppure ridurre le quantità di cibo e persino saltare i pasti. Per i ragazzi che attraversano questa età è importante sviluppare un approccio consapevole e non problematico all’alimentazione: l’introduzione di abitudini alimentari sane, come la regola delle 5 porzioni di frutta e verdura e il rispetto degli spuntini tra un pasto e l’altro, e la scelta di cibi salutari sono passaggi importantissimi, che consentono al ragazzo di sviluppare una forma di controllo responsabile dell’alimentazione e di evitare possibili patologie o disturbi legati al cibo.

I salumi nella dieta degli adolescenti possono essere di grande aiuto: grazie al loro gusto e alla loro varietà possono essere facilmente alternati fra loro e alle altre fonti proteiche abituali come secondi piatti nei pasti principali, aiutando così a variare l’alimentazione di giorno in giorno rispettando il fabbisogno nutrizionale; inoltre, i nutrizionisti consigliano una porzione di salumi come spuntino di metà mattina o di metà pomeriggio (la classica merenda con pane e salame, per esempio) per coprire circa il 6% dell’energia quotidiana necessaria all’organismo.

 

Il consumo di salumi negli anziani

Mangiare salumi in età avanzata non è affatto un tabù, né un’abitudine alimentare scorretta. Anzi: è sbagliato pensare che a una certa età si debba smettere di consumare carne. L’alimentazione degli anziani – termine che per prassi designa gli individui di età superiore ai 65 anni – non deve discostarsi dalla dieta dell’età adulta: tuttavia con il progredire dell’età possono subentrare fattori fisiologici che è bene tenere in considerazione per adeguare le dosi e le tipologie di cibo, come l’insorgere di varie patologie, la diminuzione dell’appetito, i problemi di masticazione e la naturale perdita di massa magra.

I nutrizionisti consigliano agli anziani di aumentare l’apporto proteico dopo i 65 anni, facendo in modo di fornire circa 30 g di proteine per ciascun pasto, e di compensare le carenze di minerali (selenio e zinco in particolare) e di vitamina B12 e vitamina D attraverso un’alimentazione mirata. Ecco che anche in questo caso i salumi si rivelano un cibo ideale per la dieta degli anziani, grazie al loro ridotto contenuto di colesterolo, sale e grassi e alla capacità di fornire i micronutrienti che scarseggiano nell’organismo in età avanzata: una porzione di 50 g di salumi a settimana è pertanto indicata nella dieta delle persone anziane.

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