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Nell’eterna diatriba tra vegani, vegetariani e onnivori, con tutte le sfumature del caso, si è inserito da qualche tempo a questa parte anche un nuovo tipo di regime alimentare che tenta di salvare – concedeteci il termine – carne e cavoli: la dieta flexitariana, una sorta di dieta semivegetariana che non esclude il consumo di alimenti animali. Scopriamo di più.
La dieta flexitariana o dieta flexi è un regime alimentare che prevede il consumo di cibi prevalentemente vegetale e in parte anche alimenti di origine animale. Il termine “flexitariano”, coniato dalla nutrizionista Dawn Jackson Blatner che ha inventato questo stile alimentare, deriva proprio dall’unione delle parole “flessibile” e “vegetariano”, a sottolineare le caratteristiche di una dieta non completamente vegetariana ma che ammette anche il consumo di carne e di cibi animali.
Il principio alla base della dieta flexi è infatti quello della sostenibilità e della salute: non sono le motivazioni etiche sullo sfruttamento degli animali a guidare le scelte alimentari, bensì l’impatto sull’ambiente e sul benessere dell’organismo. Il semivegetarianesimo punta infatti a fornire alle persone uno stile alimentare sano ed equilibrato, che consenta di raggiungere e mantenere un corretto stato di salute e che abbia solo come eventuale conseguenza la perdita di peso, a differenza di altre diete.
Secondo la dieta flexitariana si possono mangiare:
Carni e salumi nella dieta flexitariana: esempio
La validità dello stile semi-vegetariano dell’alimentazione flexitariana è testimoniata dal fatto che essa – proprio come la dieta mediterranea a cui si ispira – non esclude a priori il consumo di cibi specifici, ad eccezione di quelli iper-processati dell’industria alimentare nocivi per la salute, ma al massimo consiglia di ridurre alcuni alimenti o sostanze come lo zucchero, il pane o la pasta, che sono previsti ma in dosi limitate. Inoltre, la dieta flexi è molto attenta alla ripartizione delle calorie durante i pasti lungo tutta la giornata, seguendo lo schema consigliato dai nutrizionisti che include anche spuntino mattutino e merenda pomeridiana (per un apporto calorico di 150 kcal ciascuno) oltre ai 3 pasti principali (300 kcal a colazione, 400 kcal a pranzo, 500 kcal a cena), e a soddisfare il fabbisogno nutrizionale dell’organismo.
Per questo motivo, il consumo di carne, salumi e alimenti di origine animale è ammesso dai flexitariani, seppure limitato in quantità e frequenza. Mangiare carne nella dieta flexi è concesso per 2 giorni alla settimana per un totale di 700 grammi settimanali, che può progressivamente scendere fino a 250 grammi una volta che la dieta entra a regime. Tra gli alimenti animali ammessi nella dieta semi-vegetariana non ci sono preclusioni: carne rossa, carne bianca, pesce, salumi e affettati, latte, uova e latticini sono tutti cibi validi poiché forniscono proteine nobili all’organismo (scopri di più) in quantità e qualità che i soli alimenti vegetali non riuscirebbero a raggiungere. Flessibilità e equilibrio nell’alimentazione possono quindi conciliare il consumo di carne, la sostenibilità ambientale e la salute: questo il significato fondamentale della dieta flexi.