alimenti tipici della cucina italiana patrimonio unesco, fra cui i salumi come bresaola e prosciutto
La cucina italiana è Patrimonio Unesco, salumi compresi

Il prestigioso riconoscimento per la tradizione enogastronomica del nostro Paese

Lo scorso 10 dicembre la cucina italiana è stata proclamata Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco. Si tratta di un riconoscimento storico, perché mai prima d’ora la nomina Unesco era stata accordata all’intero patrimonio enogastronomico di una nazione, ma solo a piatti o ricette specifiche come per esempio la Zuppa Joumou di Haiti o le pratiche legate al pane di manioca cubano. Ora, invece, a diventare patrimonio Unesco è l’insieme dei gesti, delle abitudini, dei rituali, dei saperi e dei sapori che ogni giorno radunano e accomunano gli italiani intorno alla tavola, in Italia e in tutto il mondo.

 

Cucina italiana e filiera produttiva: i numeri del settore legato al cibo

Pur essendo valorizzato e salvaguardato come patrimonio immateriale Unesco, la cucina italiana è però anche un realtà economica, e non da poco. La filiera agroalimentare del nostro Paese ha un valore di 707 miliardi di euro, secondo i dati Coldiretti, includendo il settore agricolo e la grande distribuzione. Il comparto legato al cibo conta 700mila imprese agricole e 70mila industrie alimentari, coinvolgendo circa 4 milioni di lavoratori.

L’Italia è inoltre il Paese con il maggior numero di prodotti certificati DOP, IGP e STG nel comparto alimentare: 331 in totale (di cui 174 DOP, 153 IGP e 4 STG) tra carni fresche, formaggi, pasta, olio, prodotti ortofrutticoli e altri, che valgono complessivamente quasi 8,9 miliardi di euro, a cui si aggiungono 530 vini certificati DOP e IGP e 36 bevande spiritose a marchio IG (liquori, acquaviti, ecc.). La DOP Economy italiana, che somma tutte queste eccellenze, vale oltre 20 miliardi di euro, e i suoi prodotti di punta sono i formaggi a marchio DOP, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche i salumi a marchio protetto come il Prosciutto di Parma e la Bresaola della Valtellina.

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Anche i salumi italiani patrimonio Unesco: l’importanza della tradizione

A contribuire in maniera determinante al raggiungimento di questo traguardo storico sono state anche le diverse filiere produttive dell’agroalimentare italiano, e tra queste anche quella delle carni e dei salumi. I salumi sono prodotti imprescindibili della cucina italiana intesa nel suo insieme di ingredienti, sapori e riti: hanno una storia millenaria alle spalle e uno strettissimo legame con i territori, sono espressione di tradizioni antichissime spesso tramandate da una generazione all’altra. L’identità alimentare italiana si basa anche sulla cultura dei salumi, cardine del made in Italy nel mondo: basti pensare che fra le eccellenze certificate del nostro Paese ci sono ben 21 salumi a marchio DOP (tra cui i prosciutti DOP e i salami DOP) e 23 salumi IGP.

Tra questi spicca la Bresaola della Valtellina IGP, prodotto identitario della provincia di Sondrio – la sua lavorazione può avvenire solo entro i confini di questo territorio e per la stagionatura è fondamentale il microclima locale con l’aria delle Alpi – che, oltre a trainare la filiera delle indicazioni geografiche, insieme a prosciutto crudo, prosciutto cotto, speck, mortadella, pancetta, coppa, salame e tanti altri prodotti di salumeria regionali è uno dei prodotti italiani più esportati all’estero. L’export di salumi è infatti il secondo per crescita dopo l’olio extravergine d’oliva, con un incremento del 10% in valore rispetto al 2024.

La bresaola valtellinese, da pochi giorni parte della cucina italiana patrimonio Unesco dell’umanità, continua ad essere il salume leggero e magro che piace a tutti, è adatto per la dieta e per gli sportivi e ha un profilo nutrizionale ricco di proteine, ferro, minerali e vitamine: un prezioso alleato per l’alimentazione quotidiana e la salute.

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